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Antibiotico-resistenza e Covid-19: ci sono relazioni dirette tra l'abuso di antibiotico in Italia e l'elevato tasso di mortalità nel nostro Paese?

da un articolo di V. Corvino

22 aprile 2020

Partendo dall'evidente presupposto che questi decessi sono un'anomalia che va approfondita, Ilaria Capua sottolinea che in italia c'è un altro problema che continua a non avere l'attenzione che merita, cioè che il nostro Paese è in Europa, isieme a Cipro, quello che ha più ceppi batterici antibiotico-resistenti. Secondo l'ultimo aggiornamento fornito dall'Istituto Superiore di Sanità in occasione della settimana mondiale per l'uso consapevole degli antibiotici (18-24 novembre 2019), oltre 10 mila casi di decessi per antibiotico-resistenza, sui 33 mila complessivi in Europa, sono avvenuti in Italia e le percentuali di resistenza delle otto specie batteriche responsabili di infezioni gravi in ospedale (Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae, Enterococcus faecalis, E. faecium, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa Acinetobacter spp.) sono più alte rispetto alla media UE. I motivi dello sviluppo della resistenza sono diversi, ma essenzialmente si usano troppi antibiotici (anche per curare patologie dove il loro uso non è necessario) sia in medicina umana che in veterinaria. Nonostante un recente trend di riduzione, in Italia l'impiego di antibiotici destinati agli allevamenti, secondo i dati riportati dall'ultimo report dell'EMA (Agenzia Europea del Farmaco), è 2,5 volte più alto della media europea e fra 20 e 50 volte più alto rispetto a Svezia ed Islanda, collocandoci al secondo posto, dopo Cipro, in una ipotetica classifica europea dei consumi più elevati. Per completare il quadro analitico, in Italia quasi il 70% degli antibiotici venduti sono destinati agli animali d'allevamento e oltre il 90% di questi sono usati per l'uso di massa nei mangimi o nell'acqua; inversamente in Svezia ed Islanda la stessa percentuale è usata per trattamenti individuali (fonte: dati Ciwf).
Una delle dirette conseguenze di questa situazione è la presenza di tracce di antibiotici (e cortisonici) ritrovata in più della metà di confezioni di latte, fresco e a lunga conservazione, dei più diffusi marchi italiani, analizzate in uno studio pubblicato dalle Università Federico II di Napoli e di Valencia, che si è avvalso di una nuova metodica in grado di evidenziare concentrazioni che nei test ufficiali passano inosservate.  I farmaci rintracciati sono stati: dexamethasone (cortisonico), neloxicam (antinfiammatorio) e amoxicillina (antibiotico), in concentrazioni tra 0,022 mg/Kg e 1,80 mg/Kg. Va detto che si tratta di tracce, quindi quantità ampiamente al di sotto dei limiti di legge, ma il concetto è che non ci sono evidenze per escludere che l'esposizione a queste piccole dosi, in maniera continuativa, possa contribuire all'antibiotico-resistenza. L'assunzione costante di piccole dosi di antibiotico con gli alimenti determina una pressione selettiva sulla normale flora batterica intestinale a vantaggio dei batteri resistenti agli antibiotici, che diventano predominanti; questa informazione genetica viene trasferita ad altri batteri anche patogeni. In dieci anni la proporzione di questi "superbatteri" resistenti si è almeno decuplicata, con l'effetto che ormai si possono contrarre ovunque: sull'autobus, o in qualunque altro luogo, dalla scuola agli uffici pubblici e ai negozi. Questo cosa significa per il singolo cittadino?, si chiede la prof.ssa Capua. Significa, banalmente, che in Italia il paziente ha più probabilità di incorrere in complicazioni dopo interventi ospedalieri, come ad esempio in seguito a trapianti, ricovero in terapia intensiva o interventi chirurgici complessi. E' un problema talmente grave, questo, che in molti altri paesi europei, se al momento del ricovero, i pazienti hanno avuto contatti con ospedali italiani nei sei mesi precedenti vengono sottoposti a screening e immediatamente isolati.
In conclusione: se l'anomala mortalità italiana da Coronavirus si annidasse tra i "superbatteri" presenti nei corpi più deboli e vulnerabili dei contagiati? E ancora, se gli ospedali italiani non fossero solo il luogo delle cure, ma anche quello di ulteriori infezioni batteriche antibiotico-resistenti? Se, in altre parole, il problema non fosse dove lo stiamo cercando -in un ceppo virale più aggressivo, ad esempio- ma nella presenza di "superbatteri" negli ospiti che aggravano il quadro già complesso di un malato di Coronavirus?




Fonti:

http://www.fanpage.it/attualita/coronavirus-aver-preso-troppi-antibiotici-potrebbe-spiegare-perche-in-italia-si-muore-di-piu/

http://ilsalvagente.it/2020/03/15/covid-19-capua-e-se-le-morti-fossero-causa-delluso-eccessivo-di-antibiotici/

 

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