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Filiera del latte in Piemonte: prime considerazioni positive sul 2020

da L'imprenditore agricolo n. 108

07 gennaio 2021

La filiera del latte piemontese si distingue nel panorama della zootecnia nazionale per dare esempi virtuosi di produzione sostenibile, in risposta alle sfide del mercato globale (Agenda 2030) e alla richiesta di sostenibilità ambientale dei consumatori.
Va menzionato senz'altro il caso della cooperativa che fa capo a Compral, Inalpi e Ferrero, la quale può vantare il 78% di soci produttori che utilizza fonti rinnovabili nella conduzione aziendale, grazie ad una politica di valorizzazione del prezzo del latte "sostenibile" alla stalla. L'obiettivo dichiarato è di raggiungere entro la fine del 2021 l'adesione al progetto di tutti gli allevatori; i numeri sono molto interessanti, trattandosi di 230 soci per un conferimento giornaliero di 5000 quintali di latte. La scelta della cooperativa di puntare sull'economia circolare ha promosso tra i soci il concetto "innovativo" che la stalla è parte integrante dell'azienda, creando la consapevolezza che proprio grazie alle scelte quotidiane, dalle pratiche colturali fino alla corretta gestione dei reflui come fertilizzante organico, si può migliorare la sostenibilità ambientale della filiera. Nel concreto il risultato è stato ottenuto in modo sinergico utilizzando in parte l'energia prodotta in azienda da fonti rinnovabili (biogas e fotovoltaico) e in parte attraverso l'emissione di certicati bianchi emessi nell'ambito dell'accordo operativo tra Compral-Latte e eViso, leader nel settore per innovazione e sostenibilità. I certificati bianchi sono titoli di efficienza energetica, che attestano il conseguimento di risparmio nell'utilizzo finale di energia e corrispondono ciascuno ad una tonnellata equivalente di petrolio. Il modello della sostenibilità viene promosso anche attraverso le pratiche di lavorazione nel caseificio ed efficientando la logistica nella raccolta del latte e nella distribuzione del prodotto finito.
Un altro esempio virtuoso è rappresentato dai 400 micro-caseifici attivi in Piemonte, che hanno scelto negli ultimi anni di puntare sul rapporto diretto tra produttore e consumatore, di accorciare la filiera, rendendola più efficiente, e di consolidare un legame col territorio (culturale, di tradizione e a km 0). Il trend di aumento del numero di micro-caseifici negli ultimi anni è positivo, sebbene si parli di numeri contenuti, ed oscilla tra il 2 e il 5%. Investire nel rapporto col cliente ha favorito l'aumento di consapevolezza nella scelta del consumatore e ha dato i suoi frutti proprio durante il lockdown. La fidelizzazione e il rapporto di fiducia hanno permesso di avere una richiesta di prodotto che rispetto ad altre realtà è rimasta soddisfacente, soprattutto per chi aveva la possibilità di effettuare la consegna a domicilio. I micro-caseifici, per loro natura, sono risultati molto più adattabili e resilienti in un contesto di difficoltà oggettiva e di imprevedibilità, quale questa pandemia. Nessuno dei micro-caseifici infatti ha chiuso, nonostante la ben nota contrazione del mercato e la perdita generalizzata di fatturato anche nel settore agroalimentare. 


Approfondimenti:
http://compral.it/news-dett.asp?gesnewid=10018

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