CO.SE.A Team
Le microalghe aprono un nuovo orizzonte nel panorama delle matrici proteiche ad uso zootecnico.

Lamminena et al.

04 luglio 2019

L'Unione Europea è in grado di coprire solo il 5% del fabbisogno di proteina necessario al comparto zootecnico ed una scelta politico-economica comunitaria di riduzione del deficit proteico avrebbe molti vantaggi, sia ecologici che socio-economici. Scegliere questa strategia richiederebbe un cambiamento degli attuali sistemi di formulazione dei mangimi proteici, attraverso un maggior utilizzo dei legumi e con lo sviluppo di nuove fonti di proteina, quali le microalghe.
Questo è un tema di grande interesse per il mondo accademico che sta studiando e valutando l'impiego di alcune specie di microalghe come integratori proteici nella nutrizione delle vacche in lattazione, come alternativa alla soia. Uno studio finlandese, recentemente pubblicato, ha dato dei risultati molto incoraggianti, che confermano ottime performance produttive anche con diete senza soia. La razione base, composta da polpe di bietola, cereali e insilati di erba (ad libitum), è stata completata con 4 apporti proteici diversi, ma aventi la stessa quantità di azoto. Le fonti proteiche comparate sono state: farina di soia, Spirulina platensis, Chlorella vulgaris e una miscela di C. vulgaris Nannochloropsis gaditana. La sostituzione della farina di soia con le microalghe non ha variato la produzione e non ha influenzato l'assunzione totale di sostanza secca (DMI), ma, a causa della minore appetibilità delle microalghe, è aumentata l'assunzione dell'insilato e di conseguenza è diminuito il rapporto concentrato: foraggio della dieta.
Le microalghe differiscono notevolmente tra di loro nel profilo amminoacidico, nella degradabilità delle proteine e nella composizione della parete cellulare, per questo motivo è stato interessante approfondire se specie diverse abbiano anche effetti differenti sulla produzione.
Nel complesso le diete a base di microalghe hanno migliorato il grasso nel latte e ridotto la perdita di azoto nelle urine rispetto alla soia. In particolare la razione a base di Spirulina platensis è risultata quella migliore ed ha anche accresciuto l'ECM (Energy Corrected Milk) di +2,2 kg/d rispetto alla razione tradizionale con la soia.
Le microalghe hanno anche aspetti produttivi molto interessanti, perché hanno un tasso di crescita molto elevato, possono valorizzare aree marginali, non entrando in competizione con altri tipi di colture alimentari, ed è possibile mantenere un controllo di sicurezza alimentare decisamente di alto profilo. Il grosso limite è l'alto costo di produzione, che rende questa scelta non ancora competitiva sul mercato. Il panorama potrebbe cambiare nel prossimo futuro se si sviluppasse una tecnologia più economica e se venissero proposti degli interventi strategici comunitari mirati, quali incentivi diretti o tassazione del carbonio.
       
       Per ulteriori approfondimenti:
       http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0377840118307065?via%3Dihub

     
 


 

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