CO.SE.A Team
Screening degli acidi grassi del latte: un rapido sistema diagnostico per il management aziendale.

D.M. Barbano et alii

14 maggio 2020


Il grasso del latte è composto da acidi grassi che in funzione della lunghezza e dell'insaturazione della catena possono essere suddivisi in 3 categorie: de novo (da C4 a C15), di origine mista (C16:0, C16:1, C17:0) e preformati (C18:0 e oltre).  La nomenclatura deriva dalla loro genesi: gli acidi grassi de novo vengono sintetizzati nella mammella e sono influenzati dalla funzione ruminale, mentre quelli di origine mista e i preformati derivano dall'alimentazione e nel secondo caso sono mobilitati dal grasso corporeo.
L'introduzione dell'analisi ad infarosso medio (MIR) per lo screening rapido degli acidi grassi del latte (FA) ha permesso di effettuare in modo semplice ed economico la lettura dei FA rilevandone con precisione la quantità per ogni frazione.

Questa informazione può risultare molto utile nell'ottica di un sistema diagnostico preventivo, da quando uno studio del Department of Food Science della Cornell University ha messo in luce una correlazione tra la variazione del profilo di FA del latte di massa e alcuni aspetti dell'alimentazione e della gestione della mandria. Ad esempio le stalle che hanno una bassa densità di allevamento e un'alta frequenza di distribuzione della miscelata, hanno una quantità di grassi de novo più elevata, così come diete con un basso tenore di EE. Invece non sono rilevanti sul profilo degli acidi grassi altre caratteristiche della dieta quali sostanza secca, proteine grezze, NDF, amido o percentuale di foraggi. Per contro, stalle sovraffollate, con ridotta frequenza di alimentazione e un maggior contenuto di grassi nella razione sono state associate ad una più bassa sintesi di FA de novo. A parità di produzione (Kg latte/capo), gli allevamenti che hanno una elevata frazione di acide grassi de novo, hanno anche una percentuale di grasso e di proteina nel latte superiori. La correlazione positiva tra FA de novo e proteina è dovuta alla più alta biomassa microbica che fornisce aminoacidi essenziali a supporto della sintesi proteica del latte, in combinazione con le proteine non degradabili del rumine.

In conclusione, quando i FA de novo >0,85 g/100g di latte e i FA di origine mista > 1,35 g/100g di latte, la fermentazione ruminale dei carboidrati funziona bene e la fornitura di acidi grassi volatili del rumine è buona. Questa situazione ottimale è rappresentata in figura nel secondo quadrante (in alto a destra), quando il grasso del latte è buono (>3,8%) e gli acidi grassi de novo sono maggiori di 0,80 g/100 g di latte. In un altro scenario, si potrebbe avere un buon valore del grasso del latte di massa, ma un basso valore di acidi grassi de novo (< 0,80 g/100 g di latte), questo dovrebbe indurre l'allevatore ad interrogarsi sul management della mandria (stalla troppo affollata o frequenza di alimentazione ridotta), sull'eccessivo tenore di grassi in razione o sulla presenza di problematiche della funzionalità ruminale.

La correlazione positiva tra aumento della sintesi di acidi grassi de novo e proteina nel latte in tank può esse utilizzata come indicatore della qualità e dell'equilibrio della fermentazione del rumine e dunque essere utilizzato come sistema di valutazione delle variazioni nella dieta e nella gestione della stalla. I test sugli acidi grassi del latte sono un approccio diagnostico applicabile all'intera mandria oppure, col corretto campionamento, a singoli sottogruppi di alimentazione o mungitura.



Pubblicazione completa:
http://ecommons.cornell.edu/bitstream/handle/1813/53372/8_Barbano_manu.pdf?sequence=1
http://www.icar.org/Documents/technical_series/ICAR-Technical-Series-no-23-Auckland/Barbano.pdf

 

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