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La Blockchain approda nel sistema agroalimentare: maggior trasparenza per il consumatore e maggiori opportunità per il mondo agricolo.

Flora Southey

16 ottobre 2019

Da marzo la catena GDO Carrefour mette a disposizione, sui suoi scaffali francesi, il latte della Linea Qualità Carrefour (CQL) dotato di un QR code, che, scansionato con uno smartphone, comunica al consumatore una serie di informazioni relative alla stalla, al sistema di allevamento degli animali, ai trattamenti effettuati sul latte e al processo di trasformazione.

Questa è la tecnologia blockchain (nata per garantire i sistemi di sicurezza delle informazioni), in cui lo scambio di dati, di informazioni e di valore avviene in modo blindato, al fine di controllare qualsiasi transazione ed effettuare un sicuro tracciamento dei vari blocchi inseriti dai singoli attori, che si immettono nella catena. I dati memorizzati su una blockchain non possono essere manipolati, perché tutti possono verificare le informazioni ma nessuno da solo ne detiene il potere di controllo. Questo garantisce una totale trasparenza e tracciabilità della filiera, consentendo di certificare la qualità e la provenienza in modo semplice ed immediato.
Ogni informazione può essere controllata e verificata semplicemente scansionando il QRcode, il Tag RFId o i codici a barre, che diventano il tassello finale di un circuito di tecnologie mirato al reperimento di più informazioni possibili sul prodotto. In questo modo il consumatore può comprendere meglio i dati di tracciabilità, fruirne in modo più rapido, e nello stesso tempo interfacciarsi col mondo agricolo.

Questa iniziativa parte dall'esigenza del consumatore di acquistare, insieme al prodotto, tutte le informazioni che gli permettono di fare una scelta consapevole e coerente rispetto ai suoi principi (salutistici, di sostenibilità ambientale, benessere animale ecc.). In particolare Carrefour punta su una blockchain che garantisca prodotti locali, rispetto dell'ambiente e prezzo chiaro. Inquadrando il QRcode, il consumatore può verificare che gli animali sono allevati in piccole aziende localizzate nel raggio di 30 km e secondo gli standard di benessere; può familiarizzare con le persone coinvolte nel processo di produzione, che a loro volta si sentono responsabilizzate e più coinvolte nel garantire la qualità del loro lavoro. Nel rispetto delle normative della privacy, Carrefour ha deciso infatti di inserire i nomi e le foto dei suoi allevatori, di chi trasforma il latte o fa i controlli. 
Sulla scia di Carrefour anche la Coop sta sviluppando il progetto Coopchain sulle uova biologiche, per tracciarne la storia e la filiera. In Europa esistevano già esempi di filiera agroalimentare tracciata tramite blockchain, ma oggi grazie alla GDO è stata sdoganata presso il vasto pubblico di consumatori, veicolando il concetto che esiste un sistema affidabile per effettuare un monitoraggio attento sugli aspetti più delicati della produzione agricola, come il disboscamento e lo sfruttamento eccessivo del suolo, l'emissione di gas serra e CO2 degli allevamenti intensivi o altre pratiche che impattano negativamente sull'ambiente.

I tecnici interessati al tema possono trovare facilmente, attraverso il web, delle aziende che si occupano di sistemi blockchain e creano prodotti personalizzati adatti ad ogni esigenza, ad esempio sviluppando la tracciabilità della filiera lattiero-casearia in stall, dal capannone al frigorifero, o nell'industria di trasformazione, dalla mungitura alla verifica in laboratorio della qualità del prodotto finale.

Per approfondire:
http://www.foodnavigator.com/Article/2019/03/20/Carrefour-applies-blockchain-to-milk-supply-chain

http://www.bioqualita.eu/blockchain-e-food-made-in-italy-bio/
 

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